venerdì 27 febbraio 2009

aspettando

Aspettando il venerdì, aspettando l'estate, aspettando il ventisette, aspettando che parli, aspettando la sera, aspettando un tavolo libero, aspettando il tram, aspettando un'idea, aspettando i saldi, aspettando una telefonata, aspettando che il cuore scenda al suo posto, aspettando che l'acqua bolla, aspettando un film, aspettando il momento giusto, aspettando l'ora della partenza, aspettando il ritorno, aspettando la fine, aspettando un nuovo inizio, aspettando la luce, aspettando che finisca l'attesa.

lunedì 23 febbraio 2009

Tempo

Ho iniziato parlando del tempo, tutto nasce perché ho perso ogni controllo sullo scorrere degli attimi. Si sono ingranditi, contratti, ristretti, annacquati, riempiti fino a fondersi uno con l'altro in una linea unica che non distinguo più. Un continuo tornare, segni ripetuti, un orologio che segna la stessa ora in più vignette. Segni vomitati dalla porta del sottotesto, immagini catapultate di fronte al mio sguardo. Ho iniziato parlando del tempo, di nuovo, un'altra volta, e ancora la gola è stretta perché manca, perché è finito, perché è finito da un po' e non me ne sono accorta. Accumulando gesti, azioni, cifre, e ora una linea e: addizione. Risultato. . . risultato. . .
Nello spazio tra due punti, tra due virgole che racchiudono un'inciso ho giocato i miei risparmi.
Voglio la forza, e la generosità. Le voglio, voglio che riempiano ogni mio angolo, che siano all'origine di ogni mio pensiero. Voglio cambiare le mie regole, piegare il ferro, cambiare inchiostro ed essere di nuovo.
Il fortissimo desiderio di restingermi e solidificarmi, aumentare il peso specifico, tornare a essere un uovo, rinascere. Stringermi tra le mani, forte, proteggermi e poi esplodere ancora.
Si può chiedere un Time Out?

venerdì 20 febbraio 2009

Il passo sospeso della cicogna. In bilico sul confine, dove dall'altro lato è un'altra nazione, un'altra lingua, un diverso modo di vivere. In sospensione sulla linea, da qui posso guardare ovunque: avanti e dietro di me, e a destra e a sinistra. Da qui posso sostare con te, posso costruire futuri e creare ricordi, ma mai nulla di questo succederà.
Il passo sospeso del felino che non può non attaccare. Mi muovo a mio agio nel rosso del tuo sangue e ne bevo con sete, è il mio alimento. Nuoto dentro le tue costole e succhio la tua essenza. Resterai sconfitto, ma sarò io ad aver perso.
E mentre il piede è fermo la linea si sposta, e mi ritrovo dentro, intrappolata senza possibilità di liberarmi di me.

"Is a hope that somehow you,
Can save me from this darkness."

giovedì 19 febbraio 2009



Apocalisse

Non temiamo, che la fine è vicina. Ma la fine di cosa? Le apocalissi sono molteplici, avvengono in continuazione. Non saremo salvi, e non saremo intatti, saremo superstiti, perchè la fine non rigenera, la fine impoverisce, ai nuovi inizi il compito di rigenerare.

mercoledì 18 febbraio 2009

Qui che c'è smog e l'aria secca i miei occhi mentre le spalle scendono, scendono, e la lana pesa, e l'asfalto come unico rifugio. Non lasciarmi qui con le mie colpe, con le indifferenze ostentate, con un cinismo che non mi appartiene, e la bocca dello stomaco stretta e le nausee che salgono.
Le mie gambe che sanno dove andare ma non me lo dicono, il sole non basta a volte e la luce finisce presto dietro le serrande poco aperte.
Le sue mattine, i suoi caffè, e il latte che non bevo più, e le sigarette, e la centrale elettrica. Scrivo già diari di quello che farò domani, perchè è già materiale per sogni e ricordi, per inconsci affollati e le nostre cassettiere strepiene di noi. E t'ho amato e non ho saputo dirmelo, e ora sei nella mia pancia, lontano anni e anni di vita che non vivremo, e sei una parola che resta sulle mie labbra e sa di te. Meraviglioso corpo sconosciuto che cerco per scappare da quello che non saremo mai.
L'amante che non c'è mi lascia sola e innamorata, mi lascia stanca e speranzosa, mi lascia qui ad amare me, le mie notti e la mia roma, le mie albe e le mie insonnie accolte come tempo regalato. I tempi che non sono più lineari, e si confondono come i fili che ho smesso di intessere, su cui corro a ruota libera senza guardare giù, col brivido della caduta che mi porto dietro sulla nuca, e le mani verso i tuoi minuscoli fianchi.

venerdì 13 febbraio 2009

Apro gli occhi, lenzuola, testa sul cuscino, un po' di luce nella stanza, un corpo vicino a me.
Apro gli occhi, immagini di paesaggio lunare rimaste nella testa, sogni.
Li richiudo. Connessioni interrotte, vago in uno spazio dove non scorre il tempo, e ho perso le sensazioni tattili.
Desiderio di sottrazione, corpo abbandonato, guscio vuoto.
Buon venerdì
buon giorno
buona notte

giovedì 12 febbraio 2009

A volte senti puzza di bruciato, ma ne senti così tanta che ti sembra impossibile che gli altri non se ne accorgano. Ti svegli, c'è il sole, dopo tre mesi di clima londinese vedi il sole, l'ottimismo ti seduce, quasi pensi che, sì, in fondo per una volta puoi mettere da parte paure e scaramanzie e fare dei piccoli, ma davvero minuscoli, passi che indichino una distensione. Così metti un po' d'ordine, lasci dei piccoli segni nell'ambiente in cui momentaneamente esisti, te ne appropri un po' come se lo stessi preparando per restarci. Ma quella puzza rimane, la senti: l'annuncio di un trasloco forzato, gente che va via, un pensiero improvviso che ti chiedi "Perché ci penso proprio ora?"... e poi eccolo lì il fuoco che brucia! Anzi non era propriamente puzza di bruciato, ma un leggero sentore di zolfo, di polvere da sparo, poi ad un certo punto un silenzio sospeso, una nuvola più densa, un riprendere fiato collettivo e trattenere l'aria per un po'. E' il modo in cui si preannuncia una bomba.
Eppure quell'odore rimane, neanche l'esplosione cancella il senso d'attesa, e la domanda che ti fai è se, in realtà, questa non sia una piccola detonazione di avviso, l'avanspettacolo della bomba principe che manderà tutto all'aria e ti costringerà a fare di nuovo la valigia e andare.
Ma non si possono accumulare viaggi su viaggi, saluti dopo saluti, esili dentro l'esilio. Non posso aprire nuovi cerchi concentrici, io ora non ce la faccio ad andare via. Io stavolta, se vado via lo faccio verso un posto solitario, stavolta niente valigia, non porto niente, solo qualche brandello di carne in mano e ago e filo in tasca. Stavolta sto con me, e lascio tutti.

lunedì 9 febbraio 2009

La mente all'erta difende il costato. Affronta la battaglia, gode della corsa, respira, suda, brucia. La mente all'erta vive libera, forte e indipendente. Segue la sua strada. La mente all'erta non ha paura.
Le carezze delle parole sciolgono barriere, succo dolce e dissetante, guarisce le ferite e il sangue sgorga meno. Sento dolci le tue ferite, si incastrano nelle mie, unica carne, pensieri fusi, vicinanze accettate, mani... mani...
Nel carosello di pubblicazioni astrologiche che ogni anno a gennaio invadono edicole e librerie, una stuzzicante novità ha occupato i reparti dedidicati: Sextrology. L’astrologia del sesso e dei sessi, autori Stella Starsky e Quinn Cox, astrologi, performer e, come si definiscono sul loro sito, “commentatori neo-concettuali del sociale”.
Con linguaggio diretto e disinibito, e non senza un certo umorismo, si disserta sui gusti e le inclinazioni sessuali dei dodici segni zodiacali, dandone un profilo completo che va dalle indicazioni pratiche ai riferimenti mitologici e alle informazioni psicologiche.
Con una grafica accattivante e psichedelica, i libretti offrono dritte utilissime per prepararsi al primo appuntamento (tanto per non avere brutte sorprese!). Dei piccoli trattati urbani che precipitano il discorso astrologico dalle evanescenti dissertazioni stellari alle carnali passioni umane.
Ogni libro è suddiviso in sezioni: Segno + Personalità, Corpo + Anima e Sesso + Sessualità, con l’immancabile sezione dedicata alle compatibilità astrologiche, per una volta sia etero che omosessuali, e schede informative sulla numerologia, gli archetipi e, naturalmente, sui giochetti che fanno impazzire i lui/lei del segno.

domenica 8 febbraio 2009

Il colosseo è sempre una meraviglia. E' l'unica cosa che ogni volta mi fa stupire di essere davvero a Roma, come una meta, come la cima di una montagna di paure, improbabilità reali, fughe, rapporti, discrepanze e incontri scalata con cura. Che poi una meta non è, è solo un luogo, il puntino più grande sulla cartina dell'Italia, ma fa così impressione!
Ed ora l'ultima casa da vedere, con Tondelli che in tram mi sussurra rivelazioni sulla sua/mia vita. Aspetto di finirlo per parlarne più a lungo.
Esprimere un desiderio e poi dimenticarlo. Passarlo dal conscio all'inconscio, interiorizzarlo affinché si realizzi. Ma deve essere un desiderio puro. Quale lo è davvero? siamo mobili, mobili e friabili, ci disgreghiamo facilmente, troppo facilmente cambiamo idea e la scala delle nostre piorità muta continuamente.
Una casa, anzi meno, una stanza. Cerco solo una stanza, ancora una stanza. Grande, piccola, lontana, vicina, costosa. Cerco di amalgamare gli ingredienti per ottenere un buon risultato, ma sembra sempre così difficile. Cercare una stabilità fittizia, una vita trimestrale, rende tutto evanescente. Come decidere? é la mia vita? Non mi sembra la mia vita. é la vita di una migrante precaria che si sveglia ogni giorno in esilio. E in esilio è difficile costruirsi una vita, sembra un paradosso, non ci credo neanche io. Svegliarsi con un viso che non riconosco, che non è dentro di me. Svegliarmi e chiedermi chi di chi è il corpo che è steso al mio fianco, come sono capitata qui? E devo davvero lottare per restarci?

"[Thomas stava chiedendogli] quale specie di bizzarria semantica esistesse da fargli dividere il letto con uno sconosciuto. E non riuscendo a rispondere a questa domanda, atterrito dal senso di separazione e di privazione, stava immobile, con gli occhi sbarrati a chiedersi per quale motivo giacesse accanto a un carnefice, a qualcuno che lo stava crudelmente spossessando del sé"

Pier Vittorio Tondelli, Camere Separate

giovedì 5 febbraio 2009


Cinema: Tibur - Roma

Al secondo tentativo siamo riusciti ad entrare; sorvolo i commenti (negativi) sull'antipatia del personale e sulla pessima politica di far iniziare il film precisamente all'ora indicata in locandina privandomi del piacere di seguire i trailer (camera di decompressione tra il dentro e il fuori sala) e il fastidio di vedere i primi 10 minuti di film con le sagome dei ritardatari stagliate sullo schermo.

Il Film: la storia è quella del regista israeliano Ari Folman, ex soldato durante gli attachi israeliani al Libano.
L'animazione sembra essere quella da videogioco: i personaggi sembrano muoversi attraverso un'atmosfera densa, i movimenti sono poco fluidi e metallici, giocati sulla bidimensionalità. Bei colori, belle le atmosfere, i paesaggi, meraviglioso il mare, il silenzio, il cielo.
Il protagonista, dopo aver ascoltato il sogno di un suo amico, ripensa alla guerra, al massacro di Sabra e Chatila, e si rende conto di non ricordare nulla, di non essere in grado di ricostruire i suoi movimenti, di non saper dire dove fosse al momento dell'attacco.
Inizia così la sua ricerca della verità, attraverso la storia personale si ricostruisce la storia controversa di uno dei momenti più vergognosi della battaglia.
Il doppio aspetto memoria personale/memoria collettiva viaggia parallelamente per tutto il film, fino al momento in cui, quasi in sordina, durante una chiaccherata con l'amico psicologo, Ari si rende conto di aver sovrapposto l'immagine della "sua" guerra con i ricordi della Shoa di cui gli avevano parlato i suoi genitori. Lui ha preso parte ad un massacro, la Storia si è capovolta e lui è diventato il nazista. Credo sia una riflessione che si possa amplificare ben oltre la singola vicenda del singolo uomo.
Cosa mi è piaciuto: la rappresentazione della vita dei militari, di questi ragazzini lanciati nella guerra con un fucile in mano, incapaci di gestire la loro paura. Ognuno ha attuato dei personali metodi di rimozione o di estraneamento per riuscire ad affrontare una realtà inaffrontabile. Quando quello che si vede è davvero duro, ognuno gira gli occhi da un'altra parte, oppure rimonta gli elementi forniti per costruirsi un altra scenografia.
Cosa non mi è piaciuto: il finale con le immagini delle donne palestinesi che tornano nel campo dopo lo sterminio dei loro uomini, delle loro intere famiglie. E' senza dubbio d'effetto, e per questo non mi è piaciuto. Dopo aver visto immagini d'animazione per tutto il tempo, trovarsi di fronte quei filmati reali riproposti costantemente in Tv restituisce senz'altro un po' di realtà a quello che ormai sembra diventato fiction, ma puzza un po' di facile ricerca della commozione.

mercoledì 4 febbraio 2009

compio l'anno

Un anno. 365 giorni. Migliaia di ore e minuti. Miliardi di attimi. A Roma.
Era un'altra redazione, con altri incontri e altri saluti mattutini. Erano altre sigarette e pause caffè. E c'erano tante telefonate.
Ora sono qui, ancora, e chissà per quanto con un sistema di collaborazione-esterna-temporanea che mi conserva buona e quieta nell'invisibilità. Bah... quieta non so quanto.
Un anno di contorcimenti di stomaco per ansie lavorativo/personali, eppure...
Eppure ancora nulla so e nulla ho fatto, se non assaggiare qualche cibo nuovo, senza avventurarmi nel troppo esotico.
Festeggiato con chi? Con chi ci vuole, con chi c'è e credo che ci sarà, con quello che è il più diverso, il più divertente e il più inquietante, con quello che non coglierò perchè fa paura. Un anno e c'è ancora tanta paura.