domenica 8 febbraio 2009

Esprimere un desiderio e poi dimenticarlo. Passarlo dal conscio all'inconscio, interiorizzarlo affinché si realizzi. Ma deve essere un desiderio puro. Quale lo è davvero? siamo mobili, mobili e friabili, ci disgreghiamo facilmente, troppo facilmente cambiamo idea e la scala delle nostre piorità muta continuamente.
Una casa, anzi meno, una stanza. Cerco solo una stanza, ancora una stanza. Grande, piccola, lontana, vicina, costosa. Cerco di amalgamare gli ingredienti per ottenere un buon risultato, ma sembra sempre così difficile. Cercare una stabilità fittizia, una vita trimestrale, rende tutto evanescente. Come decidere? é la mia vita? Non mi sembra la mia vita. é la vita di una migrante precaria che si sveglia ogni giorno in esilio. E in esilio è difficile costruirsi una vita, sembra un paradosso, non ci credo neanche io. Svegliarsi con un viso che non riconosco, che non è dentro di me. Svegliarmi e chiedermi chi di chi è il corpo che è steso al mio fianco, come sono capitata qui? E devo davvero lottare per restarci?

"[Thomas stava chiedendogli] quale specie di bizzarria semantica esistesse da fargli dividere il letto con uno sconosciuto. E non riuscendo a rispondere a questa domanda, atterrito dal senso di separazione e di privazione, stava immobile, con gli occhi sbarrati a chiedersi per quale motivo giacesse accanto a un carnefice, a qualcuno che lo stava crudelmente spossessando del sé"

Pier Vittorio Tondelli, Camere Separate

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