lunedì 8 novembre 2010

panic room

Questo non ha a che vedere con la crisi economica e il licenziamento delle operaie dell’Omsa di Faenza, non c’entra con gli scandali italiani. Questa storia non chiede niente al governo e alle sue puttane, non pretende un riconoscimento dalla cattiva gestione delle finanze. Probabilmente poco ha a che vedere con l’urbanizzazione selvaggia e i tram che cadono ogni giorno. Sui fili della luce staccati non pesa il giudizio di un paese in decadimento. Non è una struttura marcia nazionale, sono le mie tasche. E non c’entra l’esternalizzazione selvaggia dei lavoratori, lo sfruttamento legalizzato e le divisioni sociali.
È una storia personale, una scheggia di vetro nascosta nella sabbia, una gravidanza isterica, un cantiere chiuso. Sono occhi strizzati passati al phon ogni mattina. Un’inadeguatezza scopata un po’ più in là, nascosta negli angoli coi bambini di polvere che sussurravano sotto i letti nelle case universitarie. Un attaccamento vischioso, una volontà auto combustibile, un verme bianco e lungo cresciuto nelle venature del legno.
La stanza del panico, le mattine fredde, la voglia di correre, il desiderio di bruciare, la preghiera per un terremoto. Che qualsiasi cosa avvenga, ma che sia un’esplosione a togliermi questa responsabilità dalle clavicole. Da quanto, dopo un viaggio, non torno a casa?

mercoledì 3 novembre 2010

dizionario mnemonico dell'abbandono

gioco – 1

Paoletta sorride al cespuglio che la punge sotto la gonna a fiori. È lì seduta a guardare le grandi tartarughe di pietra, e sua sorella scrive su carta marrone da imballaggio. Con le punte dei piedi ha disegnato un cerchio, ci mette dentro gli avanzi della sua colazione. Matteo è passato stamattina a chiamare, ma mi sono svegliata troppo presto e il sole non era ancora arrivato. Sarà forse l’arrotino, o le sue grida metalliche?, a fare le scintille sul mio latte poco cagliato. Oggi si laurea la mia attitudine verbale e diventa matura sull’albero delle mele. Attento Newton, mantieniti lontano: sta per cadere la grandine.