mercoledì 18 febbraio 2009

Qui che c'è smog e l'aria secca i miei occhi mentre le spalle scendono, scendono, e la lana pesa, e l'asfalto come unico rifugio. Non lasciarmi qui con le mie colpe, con le indifferenze ostentate, con un cinismo che non mi appartiene, e la bocca dello stomaco stretta e le nausee che salgono.
Le mie gambe che sanno dove andare ma non me lo dicono, il sole non basta a volte e la luce finisce presto dietro le serrande poco aperte.
Le sue mattine, i suoi caffè, e il latte che non bevo più, e le sigarette, e la centrale elettrica. Scrivo già diari di quello che farò domani, perchè è già materiale per sogni e ricordi, per inconsci affollati e le nostre cassettiere strepiene di noi. E t'ho amato e non ho saputo dirmelo, e ora sei nella mia pancia, lontano anni e anni di vita che non vivremo, e sei una parola che resta sulle mie labbra e sa di te. Meraviglioso corpo sconosciuto che cerco per scappare da quello che non saremo mai.
L'amante che non c'è mi lascia sola e innamorata, mi lascia stanca e speranzosa, mi lascia qui ad amare me, le mie notti e la mia roma, le mie albe e le mie insonnie accolte come tempo regalato. I tempi che non sono più lineari, e si confondono come i fili che ho smesso di intessere, su cui corro a ruota libera senza guardare giù, col brivido della caduta che mi porto dietro sulla nuca, e le mani verso i tuoi minuscoli fianchi.

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