sabato 10 luglio 2010

growing up

In un momento non ben definito, perso per distrazione, perché le cose importanti succedono sempre mentre siamo voltati dall'altra parte, succede che sei diventato grande.
La prima volta è un questione fisica. Lì è facile, il corpo fa tutto da solo, le ossa, la pelle, la carne aumentano e decidono da soli dove mettersi, che fare, se farti diventare un palo o un carciofo, una pera o un'aringa, un'adolescente felice o una complessata. Ma questo non è importante. Tutta la vita racchiusa fino all'adolescenza passa. Quella porzione di tempo che finge di essere la vita in realtà passa, lentamente, con difficoltà, ma poi resta chiusa lì.
Poi viene il resto. La chiamano linea d'ombra, ma a me sembra più una pianura paludosa, un lungo spazio di nebbia, un'indefinizione in cui continui a voltarti indietro, resti attaccato spasmodicamente ai vecchi bagagli ripetendo che se riuscissi a liberartene saresti felice. Ma non lo fai. E perché non lo fai? Perché intuisci. Senti che lasciati quelli diventerai una pallina sul piano inclinato, che la discesa/salita/curva/caduta/rialzata non avrà più fine.
E poi diventi grande. Una volta sola? Questo non lo so, è la prima volta che cresco. Ti dici che sei bravo e responsabile, che hai imparato a camminare, e sai che sei stato fregato.

E poi è così, qualcosa è andato via, e sogno la morte.
La morte ha tanti volti, è il mio amore nella bara con la faccia dei miei avi. E io che piango, da sola, con la testa tra le mani piango.
Chi è morto?
Il segreto per continuare mi sfugge, lo accarezzo, lo chiamo, ma lui è sempre un passo avanti a me.
La superficie ruvida degli occhi batte contro le palpebre e il corpo parla più della mente. Quando lui smette io smetto. È stato bravo a fare tutto da solo finora, è il caso di fidarsi.

E del resto non dire. Della spossatezza e del letto, delle mani e delle gambe, delle formiche e delle ali. Del resto non dire, tacere a sé. Tenere strette le labbra e chiusi i denti. Masticare.
Le sospensioni e le attese, le paure.
Tacere di discorsi e intenzioni nuove, della vecchia pelle caduta coi pensieri. Antiche scaramanzie, la fiducia in costruzione, lo sguardo che teme di andare lontano.

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