mercoledì 7 aprile 2010

alici

Torniamo da Roma, Milano, Bologna. Riempiamo i treni da Firenze, Parma, Torino. Riversati nelle stazioni, abbracciati ai ricordi, carichi di fumo e tensioni osteoarticolari. Con la tendinite, con la spina dorsale curva e gli occhi affaticati. Arriviamo qui e ci riversiamo nelle strade, sul lungomare, nei vicoli stretti, a farci sbattere in faccia il vento salino, arrampicati sulle dune, stravolti a tavolini di campari e birra.
Nella bottega di Peppe Sciolino che sa di piedi e sudore, a decifrare la lingua dei pescatori a tuffarci in un piatto a tre euro. Stavolta abbiamo aperto quella porticina nascosta e seguito il percorso nell'isola ritrovata che c'ha ridate a noi.
Con la perfezione di un viaggio organizzato nell'inconscio, ho chiuso il cerchio strappando voce e polpacci nella Città Vecchia.
Mente e corpo, tralasciando un piccolo scarto, tornano a camminare in sincronia. Il cuore sempre a parte, con le sue cronologie inverse.

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