giovedì 17 dicembre 2009

Aveva camminato già molto quella mattina e gli stivali le facevano male. Si fermò un attimo per allentarne i lacci.
La vide da lontano che la aspettava seduta a un tavolino del bar, le fece un cenno con la mano e si avvicinò.
«Scusi il ritardo».
«Non importa».
Al cameriere chiese un caffè freddo, l’altra beveva già la sua ordinazione.
«Come sta?»
«È difficile dirlo. È piuttosto abbattuto e mangia poco. Però può essere anche dovuto al cambiamento di ambiente. Per un gatto adulto, specie se randagio, non dev’essere facile trovarsi in gabbia e immerso in odori estranei»
«Lo immagino. Ma le zampe?»
«Bisogna aspettare per dirlo. Andava molto veloce?»
«No, non credo, ma non ricordo. Ero piuttosto distratta, altrimenti l’avrei visto»
«Certo»
Prese lo scontrino che le porgeva il cameriere, per pagarlo dovette richiamare due volte la sua attenzione, aveva il collo sudato e probabilmente era a fine turno, con la mente già al mare.
«Mi sento responsabile»
«Be’, in realtà lo è»
«Già», si spostò una ciocca bionda dalla fronte, bevve un sorso di aranciata e aprì la borsa frugando alla ricerca delle sigarette. L’operazione durò più del dovuto, le sue mani tremavano leggermente.
P. la guardò, aveva lo stesso sguardo spaventato di quando era arrivata all’ambulatorio.
Accese.
«Non è un periodo facile»
«Senta, non deve darmi spiegazioni. Scusi la schiettezza di prima, ma è la verità. È lei la responsabile dell’incidente, ma in pochi si sarebbero preoccupati di rivolgersi a un medico. Può succedere»
«Ma non doveva. Ora io ne sono responsabile. È tutto piuttosto complicato. Ero al telefono mentre guidavo, una conversazione impegnativa che avrei evitato. Probabilmente in quel momento stavo gridando, e ho sentito il colpo»
«Bisognerebbe evitare conversazioni impegnative quando si è alla guida. Ma mi creda, non ho l’autorità né il tempo per farle delle prediche»
«Non serve autorità per dire come stanno le cose»
«Guardi, questi sono i risultati delle ultime analisi. Come vede era già malato prima dell’incidente, è per questo che non sono sicura di riuscire a guarirlo. Il sangue si coagula lentamente e non è abbastanza forte per la ripresa. Dovremo vedere come reagisce agli antibiotici, intanto gli stiamo somministrando delle vitamine. Bisogna aspettare.
Ora devo proprio scappare, la terrò informata sugli sviluppi»
Le due donne si alzarono contemporaneamente per darsi la mano. La dottoressa raccolse le carte che aveva messo sul tavolo e prese la borsa dalla sedia su cui l’aveva poggiata.
Mentre la guardava allontanarsi, A. ebbe la sensazione aver taciuto qualcosa di importante.

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