Ho comprato una radice di zenzero. L'ho presa da una bancarella indiana al mercato di Centocelle per 35 centesimi. La donna che me l'ha venduta aveva le dita lunghe e secche, del colore della terra rossa, e unghie ovali disegnate di henné.
Non avevo mai usato lo zenzero e così ho provato a metterlo un po' ovunque: sul riso con le patate, nel dolce al cioccolato, sulla crescenza, nel tè verde, nel soffritto degli spaghetto aglio e olio.
Ho scoperto che lo zenzero mi piace, mi pace tagliarlo e liberare la polpa umida dai filamenti legnosi della radice. Il profumo sembra quello del detersivo per i piatti al limone, ma il gusto citrico che punge la lingua mi fa pensare al ricordo di un altro luogo.
E così da due giorni mangio zenzero ovunque, lo provo grattugiato, a scaglie, a fettine e a dadini. Ci farò i biscotti, il finocchio e la pasta con la panna. Da provare sulle patatine fritte.
Lo userò per gli infusi che ristorano la gola dopo le notti lunghe di sigarette, sveglia a respirare un odore, stretta al calore di un ritorno.
martedì 16 febbraio 2010
ginger
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