venerdì 5 febbraio 2010

Mi spinge nella stanza e accosta la porta dietro di noi. Inizia a baciarmi, lo fa con foga, con urgenza. Penso che non dovremmo. Lui mi accarezza e tira su la maglia, me la sfila, sbottona i jeans. No, non dovremmo perché abbiamo detto che non va bene, e poi non è giusto… quasi quasi mi fermo. Mi stacco, lo guardo. Mi mi si butta addosso, mi tira sul letto, si spoglia. Però quant'è bello! In fondo sono incazzata… e allora sì, perché dovrei fermarmi? È solo sesso. Così chiudo gli occhi e lo bacio. Ecco, ora lo bacio solo con gli occhi chiusi, sono solo corpo, non gli do altro. Mi gira la testa. Mi alzo, chiudo la porta a chiave. Torno sul letto. Mi fa girare. Mi si mette da dietro quando arriva Raffaele e inizia a bussare. Dice qualcosa che non capisco, sta litigando con quei ragazzini, vuole che lo aiutiamo, che diciamo a quelli di lasciarlo stare perché ha ragione lui.
Gli grido di stare fermo e non aprire. Ma lui è più veloce e abbassa la maniglia, spinge un po' la porta e apre.
Io abbasso la testa sul letto e provo a coprirmi. Resto così, nuda con la testa sotto le coperte, ignorando la sua presenza e aspettando che vada via. Ma Raffaele è ancora lì, continua a parlare. Lui gli grida di andare. Di malavoglia chiude la porta. Restiamo così, immobili per un po'.
Lui si alza.
– Dove vai?
– Ora lo piego!
Esce senza vestirsi, io provo a fermarlo. Di là ci sono tutti. Penso che se lo vedono nudo capiranno perché non riesco a mandarlo via.
Chiudo la porta, giro un po' per la stanza, raccolgo le cose sparse a terra. Entra mia madre, sotto il braccio porta un cesto pieno di vestiti.
– Ma non si chiude questa porta?
– Cosa? Ah, no… – mi sta prendendo in giro? – Mattia ha messo una scatoletta sulla serratura.
Mi guarda e sorride ironica: – Eh, povera te! Non ti lasciano un momento di tranquillità.
Penso che ha ragione, e che neanche lei però me ne lascia uno.

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