venerdì 8 gennaio 2010

water closed

«Scusa, dov’è il bagno?»
«Come?»
La musica era alta e la gente di fronte al bancone non si spostava. Gridò più forte: «Il bagno!»
«In fondo alle scale»
Si fece strada con i gomiti alzati. Faceva caldo e il sudore le colava sulla schiena mischiandosi a quello della gente che urtava.
Trovò le scale. Erano strette e scivolose, si aggrappò al passamano per non scivolare, c’era poca luce e vedeva con difficoltà i gradini. Arrivò nella saletta in fondo. Qui i rumori erano attutiti, si sentivano i bassi vibrare sul soffitto. “Donne”, entrò e si chiuse a chiave.
Il bagno era una stanza unica con lavandino e water. Alzò la gonna e si abbassò gli slip stando attenta a non toccare i bordi del gabinetto, con l’altra mano si reggeva al lavandino. Niente carta igienica, imprecò.
Si risistemò la gonna e lavò le mani sotto l’acqua, sapone finito. Si guardò allo specchio: i capelli crespi, come sempre, e il trucco sciolto per il sudore. Passò l’indice sotto gli occhi, prese il rossetto dalla borsetta e se ne stese un po’ sulle labbra. Bene.
Mise una mano sulla maniglia e con l’altra provò a girare la chiave: incastrata. Tirò un po’ la porta verso di sé e tentò di nuovo, ma proprio non girava. Calma. Lasciò andare la maniglia, si abbassò al livello della serratura, tolse la chiave e ci guardò attraverso. Si mise di nuovo dritta, infilò la chiave al suo posto e girò. Cazzo!
“Stai calma”
Insistette, ma il metallo le stava ferendo le dita, neanche un fazzoletto per aiutarsi. Non voleva metterci troppa forza, per paura di rompere la chiave.
Si allontanò, giusto i due passi che separavano la tazza dalla porta, tornò indietro, avvicinò l’orecchio alla porta per sentire se c’era qualcuno dall’altra parte. Le arrivava la musica e alcune grida d’entusiasmo in lontananza, ma nessuna voce vicina.
Riprovò.
“Ok, non entrare in panico”, tirò e spinse la porta varie volte, provò a girare la chiave dandole varie inclinazioni, ma sembrava proprio che la serratura fosse inceppata, “funzionava fino a cinque minuti fa!”.
Prese il cellulare dalla borsetta: isolato.
“E certo, siamo praticamente in un bunker”. Accese una sigaretta, “magari c’è l’allarme antifumo e vengono a tirarmi fuori”, ma la cicca finì e non era cambiato nulla.
Mise le mani sotto l’acqua, si guardò allo specchio e spalancò gli occhi in un’espressione di terrore. Sorrise. Poi, senza molta convinzione, provò con altre due spinte e girate.
“Ok, la serata è finita. Bella figura di merda, chiusa nel cesso della discoteca!”.
Inutile sperare che qualcuno si accorgesse della sua assenza, poteva essersi trattenuta al bar o aver incontrato qualcuno. Si sarebbero preoccupati solo prima di andare via, “sì, fra tre ore!”.
Guardò il gabinetto, il bordo era zuppo, escluse di sedersi.
“Ne rideranno per settimane”.
Accese un’altra sigaretta: “Ma qui non piscia nessuno?”.
Mentre gettava la cicca nell’acqua del water sentì bussare.
«Sono rimasta chiusa dentro», che fesseria.
«Occupato?» e poi dei ridolini di ragazzine.
«No, è che la porta non si apre».
«Ah!».
«Puoi chiamare qualcuno?».
«E da chi vado?».
“Imbranata!”.
«Senti, facciamo così, ti passo la chiave sotto la porta e provi ad aprirmi tu», “sì, con tutte le schifezze che si son prese queste, già è tanto se trovano il buco. Sempre che non facciano le stronze e mi lasciano qui ad ammuffire”.
«Hai capito?».
«Sì, sì, va bene… passa».
Tolse la chiave, si abbassò e la fece scivolare sul pavimento appiccicaticcio. Sentì l’altra raccoglierla, inserirle nella porta e fare un po’ di forza.
«Non ci riesco…», «dai, provo io». L’amica smanettò un po’ vicino alla serratura, lei dall’interno vedeva la maniglia fare su e giù con violenza, poi all’improvviso la porta si spalancò.
«Dio mio, meno male, stavo collassando là dentro!».
«Eh già».
«Grazie, fortuna che siete arrivate voi».
«Di niente, di niente. Possiamo andare?» disse la ragazzina indicando l’interno del bagno.
Lei uscì, le salutò e si avviò per le scale.
«Noi non chiudiamo, reggi tu, eh?».
Passò dal bar, aspettò con calma il suo turno, ordinò un rum e cola. Col bicchiere finalmente in mano tornò a ballare con i suoi amici.

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