sabato 2 aprile 2011

Pillole blu

Il nodo di questa storia non ha a che fare con la sieropositività, eppure non la si può scindere dalla sua struttura. La malattia è la materia di cui è fatta la strada.
Pillole blu è storia autobiografica della relazione dell’autore con Cati, madre di un bambino di tre anni, con un ex marito che non può rimuovere e una malattia assopita nel sangue.
La prosa è lucida in modo incoraggiante, il tratto affettivamente pastoso. Peeters è sincero e profondamente riflessivo, assolutamente mai patetico, preda del pietismo, volutamente commovente né artificialmente generoso. Immaginate un uomo che lentamente si toglie un capo d’abbigliamento dopo l’altro e ce ne spiega l’uso, la composizione, la taglia, il colore e perché l’ha preferito a un altro. È un lavoro costante di analisi e sgretolamento delle barriere. Serve per l’ordine necessario.
Ma se la malattia è inestricabile dagli eventi, la chiarezza, la forza, la fatica che traspaiono sono universalmente validi, buoni per ogni situazione, invidiabili direi. È una riflessione sul modo in cui utilizzare quello che abbiamo, spostando gli addendi il risultato sarà pure lo stesso, ma è lo scarto della gioia con cui l’operazione si gioca che fa la differenza.
L’hiv è un compagno invisibile, sconosciuto, che anche se spiegato fa paura, ma non lascia spazio agli isterismi.
Mentre la prosa scorre con la limpidezza di una dimostrazione matematica volta a provare che ci sono più quesiti da cercare piuttosto che soluzioni da architettare, le vignette respirano di pause e sospensioni, dialoghi figurativi che restituiscono il tempo necessario all’assimilazione.
Peeters si fa le domande giuste, cerca di svelare i meccanismi di pietà, compassione o ambizione all’eroismo che possono essere la causa del suo amore.
Il rapporto col medico e con gli ospedali sono gli elementi laterali che prendono maggior spazio, ma è attraverso i dialoghi tra lui e Cati e tra lui e il lettore che si delineano tutte le problematiche che la “malattia dell’amore” comporta: le reazioni degli amici, quelle dei parenti e il rapporto col sesso. C’è poi il rapporto con il bambino, «clac-clac» un meccanismo che si incastra, lievemente, tra distanze, avvicinamenti, concessioni e rapide ritirate.
Per due volte Peeters si disegna con Cati su una zattera in mezzo al mare, su uno spazio dai confini ben delineati a cui non si può imporre una traiettoria definitiva, se non per gesti costantemente ripetuti, sempre dall’inizio, apportando a ogni ripetizione una piccola miglioria al metodo.

Frederik Peeters, Pillole blu, Kappa edizioni, 2004.

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