Sul letto due cadaveri, hanno la stessa faccia. Le palpebre cucite con fili dei miei capelli, a punti stretti bucati dall'ago. Il giorno spunta e la città aspetta. Non è un mondo di libertà, finché ci impoveriremo e rattristeremo sulle nostre incapacità non sapremo fare meglio di così. Ingoiando sale ho capito dov'è l'errore e ho trovato la pietra incastrata. Ma i due cadaveri non si muovono, li ho inchiodati al letto con le mie ossa, martellate su un errore di calcolo.
In una vita sbagliata, proiezioni di una scelta avventata, conseguenze di una svista, morti per caso, caduti dalle mani.
Ma l'errore è vecchio, gli anni si accoppiano sul mio calendario e il figlio scambiato nella culla non si trova più.
Non è ora e qui che piango. Io piango una morte vecchia di marmo e polvere rossa, io piango una morte viva che ogni giorno rinnova il suo sacrificio.
Chiederò all'oracolo il segreto per attraversare una nuova distesa di ore, taglierò le labbra con il ghiaccio e resterò seduta affianco al mio corpo, aspettando che tornino a finirmi.
giovedì 25 marzo 2010
escape the beast
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