lunedì 8 marzo 2010

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Se si potessero identificare i punti di inizio e di fine si potrebbe dire che ogni volta si ricomincia daccapo. E si potrebbe anche affermare di non voler ricominciare più, di volere un punto, di segnare una linea, di evidenziare un qualsivoglia confine di demarcazione che ricordi lo spazio in cui non bisogna più mettere piede. Si potrebbe disegnare un cartello di avvertenza: “Off limits”, “Non oltrepassare”, “Terreno avvelenato”. Servirebbe a ricordare, servirebbe a non ripetere, a cancellare le reiterazioni, a eliminare la recidività; sarebbe facile andare da un'altra parte, per esclusione, anche solo per quello. Ma tutto è un unico campo, non abbiamo iniziato e non finiamo, senza capo né coda, in balia del vento che spazza via il segno dei miei passi già fatti.

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