venerdì 29 gennaio 2010

Il processo di creazione dei pensieri logici lascia dietro di sé un cumulo di materiale di scarto. Scivola lungo la colonna vertebrale quello che avanza dalla macchina perfetta. Un impasto di materiale inutilizzato si posa tra le vertebre e intacca il movimento nervoso. Così le braccia cadono lungo i fianchi e una luce sporca avvolge ogni azione. È lo spazio millimetrico di adesione lungo i bordi dei pezzi incastrati con ragionevole precisione. Uno stridulo rumore di schegge di vetro tra le ruote, un aggettivo di troppo dopo una pausa inutilmente lunga. È quella la materia delle nostre azioni.
È nello sporco che camminiamo, umidità dell'aria al 90 per cento, particelle sospese di umori epidermici. Siamo lì, non c'è molto altro da dire.

«Mi ricordo di discorsi belli tondi e ragionevoli»

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